1 In Recensioni

Gaijin – Maximiliano Matayoshi


Titolo: Gaijin
Autore: Maximiliano Matayoshi
Data pubblicazione: 10 Luglio 2019
Editore: Funambolo Edizioni
Genere: Narrativa
Pagine: 248
Voto:
📖📖📖📖📖

Trama:
Quando in Giappone si vuole indicare una persona che viene dall’estero si usa la parola gaikokujin. Ma quando allo straniero ci si riferisce con  pregiudizio, allora si usa il termine gaijin, una “persona esterna”, un estraneo. Di gaijin è piena l’isola di Okinawa, che nel 1950 soffre le sciagurate conseguenze della guerra e la massiccia occupazione militare Statunitense. È questo il contesto che obbliga Kitaro, appena tredicenne, a lasciare la mamma e la sorella Yumie. Con il denaro guadagnato, la madre gli compra un documento d’identità e un biglietto di terza classe a bordo della Ruys. Solo, affronterà il viaggio che dal Giappone lo condurrà in Argentina. Di nuovi stranieri ne incontrerà lungo tutta la traversata: ricchi gaijin cinesi imbarcati in prima classe; l’equipaggio, composto principalmente da gaijin europei facili da corrompere; gli schiavi che sulle coste d’Africa sono costretti a condizioni di lavoro atroci. Poi lo sbarco in Argentina e con esso il frantumarsi della propria identità. Scoprirsi straniero agli altri e infine persino a se stesso. Gaijin è un libro che parla dell’altro e del tortuoso universo di immaginari che ne definiscono i tratti. Raccontato nel miglior stile nikkei, per l’austerità del linguaggio e la narrazione asciutta, Gaijin è anche un romanzo di formazione che ci suggerisce di non indugiare sul passato e ci invita invece a guardare oltre lo sconforto. Con questo romanzo Maximiliano Matayoshi riesce a commuovere, rivelandoci la complessa condizione del migrante che allora, come oggi, difficilmente riesce a sentirsi davvero a casa.

❝Il cielo era pieno di stelle. Una stella cadente, disse lei, ho visto una stella cadente. Io non ne avevo mai visto una. Papà provò alcune volte a indicarmene qualcuna ma non riuscivo mai a vederle. Non immaginavo che le stelle potessero muoversi così rapide e sapevo che le avrei confuse, simili come erano, ai bagliori delle bombe: le uniche cose che ero solito vedere cadere dal cielo.
In America, alle stelle cadenti si chiede di realizzare un desiderio, mi disse lei senza sapere che la storia che raccontava mio papĂ  era molto piĂš interessante. Le stelle cadenti erano anime di persone gentili impegnate a vegliare sui loro cari durante la notte per poi riunirsi alle altre stelle. Cadono anche durante il giorno, aggiunse, ma non si possono vedere. Esprimiamo un desiderio, disse, e mi prese la mano.
In America, alle stelle cadenti si chiede di realizzare un desiderio, mi disse lei senza sapere che la storia che raccontava mio papà era molto più interessante. Le stelle cadenti erano anime di persone gentili impegnate a vegliare sui loro cari durante la notte per poi riunirsi alle altre stelle. Cadono anche durante il giorno, aggiunse, ma non si possono vedere. Esprimiamo un desiderio, disse, e mi prese la mano.❞

 

Salve lettori!
Oggi vi parlerò del romanzo di Maximiliano Matayoshi edito Funambolo Edizioni, che mi ha omaggiata gentilmente di una copia.
“Gaijin” è un romanzo forte che tratta  temi molto attuali e delicati, ma per me non è stato solo questo.
Vedere il mondo attraverso gli occhi di Kitaro è stato difficile ma allo stesso tempo commovente.
I gaijin sono gli stranieri, coloro che vengono al di fuori del Giappone, e nella sua breve vita Kitaro ne ha visti tanti poichĂŠ, a causa della guerra, ne sono arrivati parecchi nel suo paese.
Proprio a causa della guerra infatti sarĂ  costretto ad abbandonare la sua famiglia per cercare una vita migliore.
Raccoglie le poche cose che possiede e parte a bordo della Ruys verso l’Argentina.
Qui inizierĂ  il suo viaggio, un viaggio che lo trasformerĂ  e lo obbligherĂ  a crescere; dovrĂ  vestire i panni della persona adulta, anche se ha solo tredici anni.
CapirĂ  come ci si sente a essere straniero, cosa significa avere su di sĂŠ gli occhi degli altri che ti considerano diverso, dovrĂ  cercare di sopravvivere con ogni mezzo.
Il libro ci racconta passo per passo il percorso che dovrà intraprendere Kitaro per arrivare nella sua nuova “casa”.

Maximiliano Matayoshi analizza in modo semplice ma potente le varie sfumature del razzismo e delle discriminazioni.
Il tutto con una scrittura diretta e scorrevole che ben si sposa con la semplicitĂ  di un ragazzino di tredici anni.
Ed è proprio a causa della sua giovane età che sono stata colpita cosÏ nel profondo, perchÊ quando leggevo le parti in cui aveva nostalgia di casa, della sua mamma, dove dimostrava di avere la sua vera età, sentivo come un pugno nello stomaco.
Ho provato tanta tenerezza per lui che si è ritrovato risucchiato nella brutalità del mondo e non piÚ nella tenera protezione della sua casa.
Sperimenta sulla propria pelle cosa voglia dire essere un gaijin, trovarsi in una terra diversa con usanze diverse e a sopportare lo sguardo diffidente dell’altro.
Ma oltre a questi temi importanti, vediamo anche la crescita di questo personaggio, la scoperta di una nuova vita, della nostalgia e dei suoi primi amori.
Alcune parti forse sono state trattate un po’ troppo frettolosamente ma in generale è un libro che consiglierei a chiunque, lascia nel lettore un ricordo dolce ma allo stesso tempo ti apre gli occhi sul mondo.

  • Libri per vivere
    17 Luglio 2020 at 13:54

    Molto interessante la tematica e soprattutto il fatto che sia il punto di vista di un giapponese che emigra (il che già di per sè è particolare per la cultura giapponese), di solito i libri di emigrazione che ho letto riguardavano italiani e in generale anche altri libri che mi vengono in mente non analizzano questo punto di vista.