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I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi – Elif Shafak

elif-shafakTitolo: I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo
Autore: Elif Shafak
Data pubblicazione: 25 Giugno 2019
Editore: Rizzoli
Genere: Narrativa
Pagine: 317
Voto:  5

Trama:
La chiamavano Leila Tequila a casa e al lavoro, nell’edificio color palissandro sulla viuzza cieca che acciottolava giù verso il porto, annidata fra una chiesa e una sinagoga, negozi di lampadari e kebabberie: il vicolo che ospitava i più antichi bordelli autorizzati di Istanbul.
Dieci minuti e trentotto secondi dopo che il cuore di Leila smette di battere la sua mente è in piena coscienza e quello che accade è sorprendente: scene cruciali della sua esistenza rivivono attraverso il ricordo dei sapori più intensi che abbia mai provato.

Lo stufato della capra che suo padre aveva sacrificato per celebrare la tanto attesa nascita di un figlio maschio; la miscela di zucchero e limone che sobbolliva sul fornello, usata dalle donne per la ceretta mentre gli uomini andavano a pregare nella moschea; il caffè scuro e forte al cardamomo, per sempre legato alla via dei bordelli.
Leila sta morendo, ma la sua anima lavora, implorando di essere salvata mentre abbandona il corpo.

Ma cosa è successo a Leila, la prostituta, trovata cadavere di fronte a un campo di calcio umido e buio, dentro un bidone dell’immondizia con i manici arrugginiti?


“Non sempre le cose sono come appaiono. Proprio come l’aspro era in grado di nascondersi dietro il dolce, o viceversa, in ogni mente sana c’era una traccia di pazzia, e nella profondità della follia scintillava un seme di lucidità.”


Elif Shafak
è stata una scoperta assolutamente inaspettata per me.
Non avevo mai sentito parlare di questa scrittrice ma per fortuna – grazie al gruppo di lettura della mia città – ho avuto l’occasione di poterla conoscere.

Il suo romanzo “I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo” ha subito acceso la mia curiosità.
Prima di tutto dal titolo che ho trovato particolare e poi dalla trama stessa.

La protagonista di questa storia è Leila sopranominata Leila Tequila.
Dalle prime righe sappiamo che Leila è stata uccisa ed è lei stesso a riferircelo perché il suo cervello continua a funzionare per i seguenti 10 minuti e 38 secondi.

In quel lasso di tempo la sua coscienza viaggia tra passato e presente ricordando gli eventi che più l’hanno segnata e che, alla fine della storia, l’avevano portata lì dentro un bidone dell’immondizia.

In questo viaggio, come vi dicevo, percorriamo dei punti salienti nella vita di Leila, incominciando dalla sua famiglia.
Un famiglia sicuramente molto particolare, conservatrice per certi versi e che nel momento più oscuro dell’esistenza di Leila ha preferito far finta di nulla rendendo chiaro che, in quella famiglia, non poteva più starci.
Ancora giovane e ingenua Leila scappa verso Istanbul dove la sua vita prenderà una piega totalmente diversa, diventando una prostituta.

Le parole di Elif Shafak sono dure e crude, descrivono la realtà della vita e ti ritrovi immersa tra le strade di Istanbul con tutti i suoi colori ma anche nelle sue perversioni più profonde.

“Istanbul è un’illusione. Un gioco di prestigio finito male.
Istanbul è un sogno che esiste solo nelle menti dei mangiatori di hashish. In realtà non c’è una Istanbul: ci sono tante Istanbul, che lottano gareggiano, si scontrano, e ognuna di loro sa che, alla fine, ne resterà una sola.”



Tra quelle strade però Leila riesce a trovare “i cinque”, i suoi amici più cari.
Cinque personaggi che conosciamo uno dopo l’altro, tutti con un passato diverso ma con una descrizione comune: reietti. Gli invisibili della società che vengono automaticamente messi da una parte e ritenuti diversi.
Ma è proprio questo stesso destino comune che unisce i personaggi e che li porta a trovare un legame speciale.

“A loro non le aveva mai detto, non esplicitamente, ma quei cinque erano la sua rete di salvataggio. Ogni volta che inciampava o crollava loro c’erano a sorreggerla o ad attutire il colpo. Le sere che un cliente la bistrattava, trovava comunque la forza di tenersi su perché sapeva che la sola presenza dei cinque amici era un unguento per graffi e lividi;
e le giornate in cui sprofondava nell’autocommiserazione, con la sensazione che il petto le si aprisse in due, loro la sollevavano con delicatezza e le risoffiavano la vita nei polmoni.”



Elif Shafak
vuole dimostrare che tutti noi nasciamo da una famiglia, quella in cui cresciamo e con cui siamo legati con il sangue.
C’è anche un altro tipo di famiglia ed è quella che ci creiamo noi con il tempo, con le persone che prendiamo per mano e portiamo con noi per tutta la vita.
Ed è proprio quella famiglia a volte che ci salva dalle brutture della vita, proprio come con Leila.

La scrittura di questo libro è qualcosa di indescrivibile e meraviglioso e non trovo altro modo per rappresentarla.
La narrazione è poetica, cruda, evocativa e leggera come una piuma nel vento.
Il talento di questa autrice è veramente indiscutibile e sono veramente felice di averla trovata.

Spero che in queste poche righe sia riuscita almeno un po’ a trasmettere ciò che questo libro mi ha dato.
Non vedo l’ora di poter recuperare altri suoi libri.

Per il momento è tutto, alla prossima!